Provenendo da varie altre carriere professionali, molti anni fa ho scelto questa strada perché metteva insieme il mio percorso di sviluppo personale e spirituale con le mie esperienze di business e azienda. Ricordo come, leggendo il libro di John Whitmore provai una crescente eccitazione ed entusiasmo, ogni pagina valorizzava il mio modo di essere e le mie esperienze tanto diverse tra loro. Potevo finalmente occuparmi di temi che sentivo centrali vedendomi riconosciuta una dignità professionale e la possibilità di avere un adeguato riscontro economico, tutto questo facendo quello che più mi dava energia. A proposito di energia, nella versione italiana di “The Apprentice” -che mi è capitato di vedere per pura curiosità professionale- Flavio Briatore dice: “Sul lavoro non ci si diverte. Per me il lavoro è una cosa molto seria: se ti stai divertendo, probabilmente non stai lavorando bene.”

È una frase che potrebbe sembrare banale e passare inosservata, ma pur rispettando il pensiero di Briatore e/o degli autori della trasmissione, credo che questa frase provenga da un modo di pensare vecchio, legato a circuiti mentali e atteggiamenti sociali “deviati” dalla convinzione che il piacere sia un peccato a prescindere o che solo soffrendo si possano avere dei risultati. D’accordo, il lavoro richiede impegno e fatica, ma se ami quel che fai, impegno e fatica diventano leggeri e puoi persino scoprirti a sorridere con te stesso mentre lavori.

Sperimentare il coaching

Se svolgendo un lavoro ti dimentichi del tempo che passa, se una volta iniziato non vorresti più smettere, quando ciò che stai facendo ti piace e senti che ti fa bene, allora quello è il tuo lavoro, ammesso che trovi qualcuno disposto a pagarti per farlo… Ecco, credo che abbia senso diventare coach solo se ti senti nutrito e provi piacere nel farlo. Come fai a sapere se ti sentirai nutrito e proverai piacere a essere un coach? Puoi iniziare con lo sperimentare come funziona il coaching, cosa fa un coach (questo puoi scoprirlo diventando tu stesso cliente di un coach) e poi immaginare come ti sentiresti al suo posto e se questo “assaggio” si rivela invitante allora avrai il “problema” di dover scegliere una scuola dove formarti e iniziare prima possibile a misurarti con il tuo essere coach sul campo. Ma questa è un’altra storia e ne parleremo prossimamente.

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Tratto dal manuale: “Diventare Coach” dello stesso autore.  In pate pubblicato anche sul numero di Luglio 2014 di Coach Mag