Socrate, filosofo greco del V secolo a.c., viene spesso indicato come precursore del coaching. Infatti, aiutava gli altri esercitando proprio la competenza del fare domande. Il fare domande di Socrate – noto come arte maieutica – aveva lo scopo di portare le persone ad approfondire la ricerca sui temi in esame più che a trovare le risposte “corrette”. Tra gli insegnamenti di Socrate spicca un principio morale: “la vita senza ricerca non è degna di essere vissuta”, il che significa incoraggiare le persone ad esaminare le proprie convinzioni, ipotesi e valutazioni con lo scopo di migliorare.
Quando parliamo di Coaching in senso moderno ci riferiamo a qualcosa che non è certo un’invenzione. Pensiamo infatti a tutte le persone che hanno una sensibilità per gli altri e che credono nelle potenzialità altrui e notiamo che l’hanno sempre praticato istintivamente. Si tratta probabilmente di genitori, insegnanti, “capi” e in generale di coloro che hanno trovato il tempo di ascoltare, dare sostegno e sfidare altre persone a scegliere di essere il meglio che potevano. Quello che vogliamo percorrere qui è la strada che il coaching ha fatto per diventare il corpo disciplinare omogeneo e distintivo che è oggi.
Cominciamo dalla parola “Coach”. Questo termine ha fatto la sua comparsa per la prima volta nel 1500 e si riferiva a un mezzo di trasporto, una carrozza trainata da cavalli, originaria della piccola città ungherese di Kocs (pronunciato Koach). Le carrozze prodotte in quella città si distinsero per qualità e presenza sul mercato, tanto che questo nome divenne presto sinonimo di carrozza in tutta Europa. A metà del 1800 la parola “coach” è stata utilizzata nelle Università inglesi per indicare non più un mezzo ma una persona che aiutava gli studenti a prepararsi per gli esami (Zeus e Skiffington, 2005) e quindi a raggiungere comunque una meta di viaggio.
La prima attività di coaching in senso moderno sembra sia stata svolta all’interno di un programma di aiuto per contrastare l’abbandono scolastico nelle scuole medie superiori. Questo avveniva nel 1950 in un programma di formazione sponsorizzato da YMCA a Brooklyn, NY. Il progetto era guidato dalla ricerca di una metodologia di apprendimento più efficace che aiutasse i ragazzi ad affrontare i problemi della vita.
È però sul finire degli anni ’60 che il coaching inizia a diventare un corpo disciplinare specifico, ed è tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli ’80 che comincia ad entrare anche in ambito aziendale. Le aziende scoprono che attraverso il coaching possono migliorare le prestazioni e aiutare le persone a imparare a risolvere problemi e a raggiungere obiettivi. Questo proprio attraverso un metodo nuovo, basato su conversazioni esplorative e ricerca autonoma delle soluzioni.
È invece negli anni ‘90, grazie all’importante contributo di Werner Erhard e Fernando Flores che il coaching entra nel mondo aziendale anche come approccio allo sviluppo personale.
Werner Erhard (leader di pensiero nel campo dello sviluppo personale e fondatore del Training Seminar Erhard) e Fernando Flores (importante uomo di business cileno e ministro della finanza sotto il governo di Allende) creano insieme il Forum Training che diffonde su larga scala nel mondo del business il tema dello sviluppo personale come chiave di successo.
Da lì in poi, la diffusione del coaching nelle aziende è stata rapida, sia nelle grandi che nelle piccole e medie imprese, mantenendo questa doppia accezione: strumento di miglioramento delle prestazioni e metodologia di sviluppo per i livelli alti manageriali.
Dal punto di vista dei contributi offerti allo sviluppo della disciplina del coaching è importante ricordare alcuni nomi, oltre a quelli già citati:
Thomas Leonard, che fonda ICF (International Coach Federation) nel 1994 ma che compare sulla scena del coaching già dal 1988, attivando una collaborazione con Werner Ehrard. Il suo grande contributo è consistito nella codificazione del coaching e del processo di coaching in tutti i suoi dettagli, gettando le basi per l’insegnamento e la diffusione regolamentata di quest’approccio.
Altri contributi molto noti nel coaching sono: Timothy Gallwey e Sir John Whitmore.
T.Gallwey nel 1972 pubblica il libro “ The inner game of tennis” in cui per la prima volta sposta il focus dal “coach sportivo” che insegna e indirizza, a una nuova idea di coach, il “personal coach”, che accompagna l’atleta nel lavoro su di sé per sconfiggere i nemici interni più che quelli esterni.
A Sir John Whitmore (autore di “Coaching for performance”) si attribuisce la diffusione, anche se non l’ideazione (che viene attribuita a Graham Alexander nell’ambito di una collaborazione con McKinsey a cui partecipò anche Whitmore), di uno dei modelli di coaching più utilizzati nelle aziende per la sua semplicità: il modello GROW – Goal, Reality, Options, Will. Il modello è stato creato alla fine degli anni ‘80 e nonostante le sue limitazioni in termini di profondità è a tutt’oggi uno dei modelli più comuni di conversazione di coaching.
Oggi il coaching è utilizzato in due contesti generali:
Coaching come professione
Coaching come set di skill in ambito professionale.