Come avere successo

Qualsiasi cosa tu voglia fare nel futuro immaginiamo voglia avere “successo”, parola che usiamo per significare: “raggiungere i tuoi obiettivi con abbondanza e soddisfazione”. Servirebbe a poco, fare un corso come questo, investire tempo e denaro per diventare un coach e poi non avere la possibilità di avere successo, allungando la lista di quelli che “ci ho provato, ma…”.

Per avere successo servono quegli ingredienti che Pier Paolo Colasanti chiama “Le 5 regole dell’abbondanza”:

  1. talento
  2. obiettivi chiari
  3. forte motivazione
  4. lavoro intenso e coerente nel tempo
  5. connessione

Vediamo questi ingredienti nel dettaglio:

1.    Talento

Nel momento in cui è il talento a lavorare, creatività, passione, energia e soddisfazione sono assicurati. Le cose funzionano, i risultati superano le aspettative e tutto accade con uno sforzo che appare minore rispetto a quello normalmente necessario. Il potenziale di una persona è composto dai suoi vari talenti, di cui alcuni spesso sono inespressi. Sono questi talenti, uniti ai suoi particolari circuiti cerebrali, che rendono unica ogni persona.

Nel coaching avere talento è strettamente connesso con il modo di essere e di pensare della persona, sicuramente sono utili talenti e valori come: interesse per gli altri, capacità di ascolto, acume e intelligenza, capacità di amare, empatia e simpatia, schiettezza, integrità, umiltà.

Fortunatamente molte di queste caratteristiche sono semplicemente un corredo umano, probabilmente hai coltivato questi aspetti e quindi puoi considerarti tra le persone con un talento spiccato per il coaching, se invece questi non sono tuoi punti di forza, a meno che, in questi ultimi anni tu abbia perso la tua umanità in modo irreversibile, con un po’ di lavoro extra dovresti poter rinforzare e riscoprire questi talenti che possono renderti un coach davvero eccellente.

2.    Obiettivi chiari

Nel coaching parliamo tanto di obiettivi, per essere onesti, in realtà si possono raggiungere importanti risultati anche in modo casuale, a volte capitano delle occasioni e le cogli al volo… tuttavia il successo di cui parliamo qui si può raggiungere solo avendo obiettivi chiari. Se non parti con degli obiettivi chiari come puoi avere conferma di averli raggiunti? Figuriamoci poi con abbondanza e soddisfazione? Sembra un concetto banale eppure gioca un ruolo essenziale nel permetterci di visualizzare le varie strade da percorrere e le possibilità che si hanno di raggiungere i nostri obiettivi veramente.

Un obiettivo per essere “chiaro” deve prima di tutto essere formulato in modo compiuto, deve essere verbalizzatile e deve essere misurabile la dimensione del suo raggiungimento, dire:

“Voglio diventare un coach”

non è un obiettivo chiaro e tantomeno misurabile. come puoi renderlo tale?

ESERCIZIO: Pensaci bene, rendi specifico e misurabile questo pseudo-obiettivo e scrivilo dove vuoi, prima di leggere la risposta nel prossimo argomento.

Proseguendo con questo corso, una testimonianza video ti mostrerà in modo esemplare l’importanza di questa seconda regola.

3.    Forte motivazione

La motivazione è il carburante necessario per qualunque viaggio, sappiamo che ci sono diversi fattori che condizionano il livello di motivazione di una persona, in questo caso si intende la motivazione “verso qualcosa”, attrazione nella direzione di una forma, status o condizione futuri che al solo pensiero ti infondono energia e voglia di fare. Questa condizione talvolta si crea “naturalmente”, ma può essere amplificata o addirittura costruita e supportata con metodo e applicazione.

Molti confondono il coach con il motivatore e questo è profondamente sbagliato perché il coach fa molto di più e fa altro. Pur essendo la motivazione è il pane quotidiano del coach, parte della sua vita e del suo lavoro, motivare per un coach non è come caricare una molla e poi lasciare che agisca fino a quando non si scarica.

In realtà un vero coach aiuta le persone a riconoscere le proprie motivazioni e a svilupparle consapevolmente, facendole diventare un motore interno inarrestabile e indipendente. Questo è anche quello che un aspirante coach deve fare per se stesso: trovare le proprie motivazioni e coltivarle facendole diventare potenti alleati propulsivi.

4.    Lavoro intenso e coerente nel tempo

Questo è uno dei punti che vede cadere più persone, troppo spesso s’inizia una nuova avventura e dopo pochi passi si perde la motivazione, il confronto con le difficoltà e la consapevolezza dello spazio ancora da coprire rischiano di far perdere l’energia e il focus sugli obiettivi che alla partenza sembravano tanto chiari. Probabilmente non esiste successo ottenibile senza intenso lavoro anche se, presenti i tre punti precedenti, può non essere faticoso affatto, per questo diciamo intenso e non “duro” lavoro, per questo si parla di impegno e non di sacrificio. La strada più impervia si percorre con leggerezza e gioia se è la strada della nostra realizzazione.

L’essere capaci di costanza nelle nostre azioni è importante anche in relazione alla necessità di fare abbastanza pratica ed esperienza per riuscire a raggiungere i livelli di eccellenza necessari al successo.

Malcolm Gladwell, giornalista e sociologo canadese, in uno dei suoi libri più riusciti, formula un’interessante teoria. Secondo Gladwell quelli che raggiungono il massimo livello nel loro campo, i “Fuoriclasse”, hanno tutti qualcosa in comune: almeno 10.000 ore di pratica nella loro disciplina o attività.

Lo scrittore canadese lo riscontra in diversi ambiti, dallo sport alla musica e arriva ad affermare che la pratica, in qualche modo, produce il talento o lo rende effettivo.

Per questo serve studiare con passione, accogliere con curiosità ogni novità che riguarda l’essere umano e il suo comportamento, ma anche un’intensa e costante pratica, pratica, pratica!

La pratica non è solo esercizio della professione. Un coach si può dire capace nella misura in cui è anche una persona consapevole, fare pratica significa portare consapevolezza nella propria vita, in ogni attività quotidiana, nei rapporti con le persone più vicine e quelle più lontane. Possiamo essere dei coach di successo se non siamo capaci di riconoscere le nostre emozioni ed esprimerle in modo costruttivo? Possiamo essere dei coach di successo se le persone ci spaventano o ci intimidiscono e questo ci provoca ingiustificate reazioni di difesa? Possiamo essere dei coach di successo se siamo “bloccati” nel comunicare con i nostri figli o con le persone che più amiamo? La risposta è che forse potremo riuscire a sembrare vincenti, ma non riusciremo ad avere successo.

Portare nel quotidiano sempre più consapevolezza e esercitare la professione per migliaia di ore, due ingredienti fondamentali del successo di un coach.

5.    Connessione

Parliamo di comunicazione, di “fortuna” e di sincronicità. La connessione con il mondo è elemento essenziale per tutte quelle persone e attività che nel mondo trovano la loro espressione. Per essere connessi con il mondo prima è necessario esserlo con sé stessi – torna il concetto di consapevolezza – cosa che permette di ri-conoscere l’altro creando connessioni sensate e significative tra individuo e individuo. Insomma, come possiamo lavorare con, e per, le persone se siamo scollegati? Connessione significa anche, far parte di, muoversi in armonia con il sistema, quando questo avviene ci si trova nel “flow” e accadono quelle cose che i più chiamano “fortuna”, ma che sono co-generate. Shakespeare fa dire al suo celebre Enrico V: “All things are ready, if our minds be so.” che si può tradurre: “Tutte le cose sono pronte, se lo siamo noi”.

A Shakespeare si aggiunge G.C. Jung che chiamò per la prima volta nel 1920 Sincronicità la “legge” che spiegherebbe le cosiddette “coincidenze significative”. Connessione anche come capacità di connettere il proprio pensiero con l’universo e attrarre nella propria vita ciò su cui siamo focalizzati.

Spesso i peggiori nemici della nostra espansione siamo noi stessi e la nostra cultura.

“Sono cresciuto in una famiglia che guardava ai ricchi come ad alieni, mi ricordo che era consolante immaginarli ricchi ma infelici e come il tenore di vita di alcuni conoscenti destasse sospetti di attività illecite… Mi ci son voluti molti anni per capire che essere ricchi o poveri non ha nessuna relazione con l’essere giusti o sbagliati, tristi o infelici e che non esistono muri più invalicabili di quelli che noi stessi costruiamo.

A proposito di muri, ricordo quando, appena ventenne, avviai la mia prima attività commerciale, mi sembrò di rompere una sorta di tabù, avevo sempre visto i commercianti come al di là di un confine che non avrei mai superato, ero il primo della mia famiglia a passare “dall’altra parte del bancone”. Non voglio dire che fosse per me uno status a cui aspirare o meno, solo che prima di allora non mi aveva mai neanche sfiorato la mente l’idea di poter stare al loro posto perché non aveva mai fatto parte del mio orizzonte ottico.”  – Pier Paolo Colasanti

Oggi, rispetto al passato, ci sono molti più mezzi d’informazione e opportunità di confronto, ma sicuramente  tante persone in questo momento vedono chi ha un lavoro di successo o una vita sentimentale appagante o delle spiccate capacità, come qualcuno “dall’altra parte del bancone”.

Per riuscire a fare questo lavoro è importante credere nelle proprie possibilità e non farsi scoraggiare, verificare le proprie ipotesi e aspirazioni e solo di fronte all’evidenza dei fatti, eventualmente… riformulare il proprio obiettivo. Rinunciare ha senso solo quando capisci di aver investito nella direzione sbagliata, solo se l’evidenza ti mostra di aver fatto un errore nel valutare le tue capacità e talenti.

È difficile sapere a priori se una persona sarà in grado di farsi strada, ma credo che se quella persona sente forte l’attrazione per un’attività abbia il diritto e l’obbligo verso sé stessa di informarsi e accogliere in prima istanza qualunque ipotesi di cambiamento credendola possibile. Cercando di risolvere un solo problema… come realizzarla! Ci sarà poi tempo e modo di farsi venire mille altri dubbi e utili razionalizzazioni, ma come coach, è veramente importante concedersi sempre quel momento di totale apertura al “mondo delle infinite possibilità”. Altrimenti come potremo poi offrire ai nostri clienti questa importante opportunità?