Tra le manifestazioni più elevate del cervello umano sicuramente è da considerare l’arte, capace di suscitare sensazioni ed emozioni. Le Neuroscienze ci insegnano che quando siamo in un museo o in una sala da concerto, è il cervello che costruisce ciò che vediamo e sentiamo, è la mente che attribuisce un significato ai segnali che riceve, per permetterci di trasformare le nuove esperienze in nuove conoscenze. Sappiamo anche che le emozioni sono dei segnali, che il nostro corpo ci manda proprio per metterci nelle condizioni di scegliere il comportamento più efficace e di prendere le decisioni più opportune. E non solo: le emozioni fanno si che l’apprendimento si consolidi e rimanga nella nostra memoria.
Eppure, uscendo dal Mudec (Museo delle Culture di Milano), recentemente mi sono trovata a riflettere sulla sorpresa che mi ha colto di fronte ai quadri di Magritte e dei suoi contemporanei.
Non me l’aspettavo proprio di emozionarmi nel riconoscere il meccanismo che viene descritto così bene nel libro Il telaio magico dal neurochirurgo Giulio Maira, quando spiega il rapporto intrigante tra bellezza, arte e cervello.
I surrealisti come Magritte e Dali si riproponevano di creare una nuova realtà nel mondo devastato dalla prima guerra mondiale, la loro visone era radicata dell’onirico e nel meraviglioso, le loro idee si ritrovano in tutte le aree dell’espressione umana di quel tempo, dall’arte al cinema alla fotografia, allo spettacolo e al design. Non si trattava di un’estetica definita da regole precise, ma della capacità di rendere strano ciò che è familiare, che tuttora ci induce a guardare in un altro modo il mondo in cui viviamo.
È provato che tutte le volte che vediamo qualcosa di bello o quando qualcosa ci rende felici si scatena la produzione di dopamina, un neuro-trasmettitore che oltre al piacere provoca il desiderio di ripetere quell’azione. Questo avviene grazie al lavoro combinato dell’amigdala, deputata all’elaborazione delle emozioni e dell’ippocampo, sede della memoria, coordinato dal direttore d’orchestra del nostro cervello, la corteccia pre-frontale, sede del pensiero razionale. L’arte e il bello sono elementi essenziali per la nostra evoluzione, tutto quello che facciamo, ogni nostra emozione, dipende da quello che siamo e quello che siamo lo costruiamo ogni giorno con l’apprendimento, ognuno in maniera diversa. La bellezza ha anche una sua valenza morale, c’è bellezza anche ogni volta che facciamo del bene al prossimo. La bellezza fa bene. Come dice il professor Maira, La natura ci ha offerto un meccanismo per personalizzare la nostra vita, dotandoci di un numero incredibile di cellule e neuro-trasmettitori, in modo ognuno di noi possa avere cervello agile e differenziato, caratterizzato dalle nostre scelte.
Imparare a modellare il nostro cervello dal vivo, in maniera consapevole e con impegno, è l’essenza dell’intelligenza emotiva, non si tratta solo di “contenere” o di tenere a bada i segnali che potrebbero sfociare in un sequestro emotivo ma di sfruttare al massimo i meccanismi elettrochimici che guidano la nostra mente, capace di creare per noi una realtà straordinaria, ricca di bellezza, in cui arte e cultura hanno un ruolo fondamentale.
-Renata Beltrami