Ho recentemente letto un articolo sul sito di IBM, nella sezione History, che ha ispirato il mio continuo desiderio di imparare cose nuove e che viene purtroppo, a volte, anzi, troppo spesso, frenato o frustrato dal poco tempo che ho a disposizione.

In questo articolo si racconta che nel 1915, Thomas J. Watson Sr. tenne un discorso a 235 dipendenti della Computing-Tabulating-Recording Company. Con un pezzo di gesso e una lavagna, illustrò una delle sue teorie sull’istruzione. Una di quelle teorie che, sulla carta, tutti approvano e condividono pienamente, ma che poi, appunto, rimangono solo sulla carta.

Tutti i dipendenti, egli disse, che fossero addetti alle vendite, all’assistenza o alla gestione, sono uguali. I titoli sono irrilevanti. Il successo in qualsiasi ruolo, e negli affari in generale, dipende dal desiderio di svilupparsi e di imparare.

Ecco, ho pensato! Non c’è successo nel proprio lavoro, vita privata o professionale, senza il desiderio di imparare, di crescere e di uscire dal guscio protettivo della propria “ignoranza”, senza la volontà di mettersi in discussione e portare così valore nel proprio ambiente di lavoro, familiare e sociale.L’articolo prosegue dicendo che durante il suo lungo mandato alla guida dell’azienda che sarebbe diventata IBM, Watson promosse sempre di più l’importanza della formazione.Questa convinzione è la stessa con cui mi sono approcciata, tanti anni fa, al mondo della formazione per dedicarmi allo studio di come si apprende, per aiutare me stessa ma anche gli altri a crescere ed emanciparsi da schemi di comportamento dettati dalla “non conoscenza”.

Watson la sfruttò  per migliorare l’efficienza e l’impegno della sua forza lavoro ma soprattutto per espandere l’interesse e la consapevolezza culturale dei suoi dipendenti.Negli anni ho, di fatto, potuto osservare che nelle organizzazioni dove sia diffusa questa cultura e dove venga implementato un modello di formazione continua, il clima che si respira è sempre ispirazionale in un flusso di condivisione e arricchimento incessante.

Non c’è, appunto, un punto di saturazione nell’apprendimento. Parole di Watson non mie.

Watson si rese, dunque famoso per la sua tendenza a paragonare le riunioni alle aule scolastiche, tanto che, una volta, fu descritto come “non tanto un grande dirigente quanto un grande insegnante, un grande educatore”.Watson ha guidato una cultura in cui l’apprendimento non fosse solo sostenuto e incoraggiato, ma anche celebrato e considerato prioritario.

Con questa stessa aspirazione, in Asterys Lab, continuiamo a formarci, a crescere e spinti dal desiderio di condivisione delle nostre nuove conoscenze e riflessioni pensiamo che anche altri possano beneficiare dei nostri sforzi, per questo abbiamo approntato programmi di apprendimento continuo  fruibili facilmente da tutti coloro che abbiano voglia di crescere imparare, riflettere insieme ad altre persone ma non possono impegnarsi per troppo tempo e lunghi periodi  tempo.

– Alessandra Bitelli