Prima di ogni sessione ho preso l’abitudine di concedermi almeno dieci minuti per darmi la possibilità di prepararmi psicologicamente al lavoro che andrò a fare. Mi era stato suggerito dai miei trainer sin dall’inizio del percorso da coach, e più vado avanti e più mi rendo conto di quanto sia stato prezioso quel suggerimento. 

Avevo creato il mio “mantra” personale, basato su 5 punti che ritenevo, e tutt’ora ritegno fondamentali, da ricordarmi prima di iniziare la pratica. 

1 Lascia che il coachee arrivi dove può

2 Ascolta per accogliere 

3 Rendi concrete sia le paure che le esaltazioni

4 Cambia la prospettiva 

5 Riempiti d’amore verso te stessa e verso il coachee

Uso il termine mantra anche se ciò che ho scritto non è una formula sacra indirizzata ad un deva, a una preghiera o ad un canto sacro, ma perché indirizzato ad una pratica meditativa per entrare nella sessione. 

Ripeterlo era il mio modo di centrarmi, di entrare nel flow, di sentirmi presente a me stessa e al coachee, senza sforzo alcuno. Questi 5 punti erano quelli che mi ero scritta, sottolinenadoli, durante le diverse fasi del corso, non che fossero i soli punti fondamentali, ma sicuramente erano quelli che sentivo, in quel momento, di dover tenere a mente. Mi sedevo in un posto tranquillo, portavo semplicemente l’attenzione sul mio respiro, e quando sentivo che seguiva un ritmo regolare, cominciavo a ripeterli mentalmente in ordine sparso. 

Questo mi ha aiutato moltissimo nelle sessioni, fino a convincermi che sia necessario per un coach, seguire una propria disciplina di preparazione. Per me la meditazione era la più familiare e quindi non è stato difficile cominciare ad usarla. Oggi, oltre a praticare per almeno 30 minuti al giorno, prima di ogni sessione mi concedo 10 minuti in cui mi fermo, ascolto il mio respiro e mi ripeto le cose che penso siano fondamentali per entrare in sessione.

Mi rendo conto che quando si parla di meditazione o di mindfulness, ci sia ancora qualche falso mito anche se negli ultimi anni l’argomento è diventato molto popolare fino ad arrivare sulle riviste da parrucchiere, proprio perché praticata da personaggi famosi che la rendono un trend. Ad oggi si trovano ricerche scientifiche che ne dimostrano la validità, ci sono un’infinità di applicazioni per praticarla, in alcuni paesi è stata introdotta nelle scuole, e negli stessi paesi sempre di più le grandi aziende assumono esperti di mindfulness, e in psicoterapia è uno dei rimedi più usati per curare ansia e depressione. 

Se cerchiamo su google la parola mindfulness troviamo circa duecento milioni di risultati, una delle definizioni recita: “uno stato mentale che si ottiene focalizzando l’attenzione sul momento presente, riconoscendo e accettando le proprie emozioni, i propri pensieri e le proprie sensazioni fisiche”. 

Dal mio punto di vista praticarla aiuta a sviluppare tutte le skills che un coach dovrebbe avere, prima fra tutte la presenza. Si anche perché la capacità dell’essere presenti è la meta-abilità che ci consente di essere capaci a rimanere nello stato di flow. 

Meditare significa imparare a stare con ciò che accade nel momento presente, in modo non giudicante e completamente accettante, e questo è uno dei primi apprendimenti per un coach. Sottolineo la parola imparare, ed è per questo che serve una pratica, perché non è così scontato essere capaci di stare nel momento presente, senza giudizio. E’ una pratica che insegna a “stare con” e non a cercare di capire, insegna a non avere aspettative su noi stessi, sugli altri e tanto meno sulla pratica. Non esiste un giorno in cui hai praticato bene o male, lo hai semplicemente fatto e questo è il punto fondamentale. Altra grande analogia con il lavoro del coach, il quale compito è quello di stare con senza cercare di capire, e lasciare andare le aspettative sulla propria performance e su cosa è pronto a scoprire il cliente. Del resto la pratica di meditazione serve proprio a renderci consapevoli di ciò che c’è e di ciò che ci aspettiamo dovrebbe esserci, e questa differenza è fondamentale perché la nostra mente si illude spesso di trovare altre cose. 

Praticare significa semplicemente aumentare la consapevolezza ed accorgersi di quando la nostra mente comincia a vagare nel passato o nel futuro, o ad inseguire scenari e supposizioni che ci allontanano dal momento presente. é del tutto normale perché la nostra mente si comporta come una scimmietta impazzita che salta da una dimensione all’altra, quindi non possiamo aspettarci che la si svuoti dai pensieri.  La pratica serve ad aumentare la consapevolezza, ci fa accorgere di “esserci persi” e in quel momento, quando ce ne rendiamo conto, dobbiamo semplicemente tornare, senza giudicarci, al momento presente in maniera volontaria. Così facendo alleniamo la nostra capacità di rimanere nel flow, senza giudizio e senza aspettative.

Imparare a non giudicarci è il primo passo per imparare a non giudicare gli altri, altra caratteristica fondamentale che un coach deve avere. Intendiamoci, è normale che la nostra mente esprima un giudizio, ma essere consapevoli che quello è solo un giudizio e non necessariamente la realtà delle cose, e metterlo da parte, fa una differenza enorme per un coach.

La pratica ci insegna ad accettare, a dire di sì alla vita, a lasciare andare, ad essere grati, ad essere gentili con noi stessi e con gli altri, ad essere accoglienti e pazienti, ci insegna a riconoscere noi stessi attraverso l’azione dell’essere e non del fare. Caratteristiche fondamentali per un coach. 

Non ci insegna ad essere felici e sereni, anzi a volte quando si pratica in momenti particolari della vita, amplifica i nostri disagi, eppure ci insegna a stare in quei disagi, ascoltare le emozioni, a viverle e ad accoglierle, qualunque esse siano. 

L’abilità di essere presenti è la prima abilità richiesta ad un coach, così come quella dell’ascolto profondo, del non giudizio, e quella di essere capaci di stare con le emozioni. Bisogna allenare il nostro stato di presenza se desideriamo migliorare la nostra capacità di entrare nel flow.

Per tutti questi motivi la ritengo una pratica efficace per un coach, e se hai la curiosità di provare, con la mente del principiante, allora questo articolo può essere una buona occasione per farlo. 

Abbiamo preparato per te una breve meditazione guidata, della durata di 7 minuti, da ascoltare prima di entrare in sessione. Una pratica che serve a nutrire il nostro spirito da coach e che ci auguriamo ti aiuti a centrarti nel migliore dei modi. Pronto a prestare intenzionalmente la tua intenzione al presente e goderti questa registrazione? Pronto ad accettare e ad accogliere tutto ciò che emerge? 

Munisciti di cuffie e di un posto dove sederti e facci sapere come è andata. 

-Nuna Shoesmith