C’è un senso spirituale di comunione nelle azioni di singole persone che lavorano le une per il bene delle altre… “Lavoriamo per il bene comune!” frasi come questa riescono a farci sentire migliori. Ma cos’è il bene? Come faccio a sapere qual è il bene comune se è persino difficile sapere quale sia il bene di una singola persona? Perché ci sono persone che si preoccupano solo di se stesse e altre che non possono fare a meno di fare qualcosa per gli altri?
Per tentare di rispondere a queste domande devo partire da lontano e tornare indietro al tempo in cui pensavo che il mondo si dividesse in buoni e cattivi, ero un bambino e mi sembrava naturale dividere il mondo in modo simmetrico, il buono e il cattivo, il brutto e il bello, il debole e il forte. Questo modo di vedere è rassicurante, puoi riconoscere e separare nettamente quello che è giusto e quello che è sbagliato, ti permette di pensare che ci sia la possibilità di combattere il male e che questo male sia fuori da te.Purtroppo la vita per noi esseri umani non è così semplice, quello che sembra bene da un punto di vista non lo è da un altro e molto spesso i cattivi non sono così cattivi e i buoni spesso si rivelano meno buoni di quanto si pensa, come nel caso della storia dei nativi americani.
Di Toro seduto e John Wayne
La popolazione dei nativi americani viveva organizzata in tribù sparse su un vasto, ricco e incontaminato territorio, fino a quando arrivarono i coloni europei a cercare fortuna. A seguito del conflitto che ne conseguì, per tanti anni i nativi americani sono stati descritti come spietati selvaggi, sempre in agguato per assaltare le carovane dei poveri coloni indifesi. Descritti come primitivi senza valori e cultura, i nativi americani furono considerati una fastidiosa presenza fino a quando non vennero ridotti a poche centinaia e rinchiusi in riserve, dove ancora oggi vivono, anche se con la libertà di uscirne. Immagino che anche John Wayne, interpretando uno dei suoi tanti film western, fosse consapevole che in realtà i “poveri” coloni erano degli invasori dediti a scacciare con ogni mezzo i legittimi proprietari di quelle terre, eppure per tanti anni, milioni di persone hanno creduto all’idea dei nativi cattivi e dei coloni buoni. Oggi possiamo dire che è stato un genocidio a cui gli americani moderni non potranno mai porre veramente rimedio, ma guardandola da un altro punto di vista, senza quel cambiamento oggi non avremmo una civiltà come quella degli Stati Uniti d’America che, per quanto discutibile, ha contribuito al bene comune in modo significativo, per esempio impedendo l’espansione del nazismo di Hitler nella seconda guerra mondiale. Questo per noi italiani di oggi significa non parlare tedesco, d’altronde, si potrebbe obiettare che se parlassimo tedesco forse oggi non avremmo un tasso di disoccupazione così alto e vivremmo in un paese meno corrotto e indebitato… potremmo continuare con le molte congetture sulle conseguenze delle azioni nella storia, ma questo è solo un esempio per dire quanto sia difficile giudicare le conseguenze nel tempo di un’azione o di una variazione di stato in un sistema complesso.
L’ineffabile bene comune
A questo punto il termine bene comune mi appare ineffabile o quasi un ossimoro, un termine che contiene in se stesso il suo opposto e, nonostante questo, continuo a credere che esista un modo per riconoscere e perseguire il bene comune. Nel coaching questo tema si pone spesso e noi coach di professione ci appassioniamo parlando di valori e lavoriamo -quantomeno molti di noi lo fanno- per avere un impatto positivo nel mondo. Personalmente mi emoziono molto nel vedere l’impatto che poche ore di coaching hanno sulla vita dei miei clienti, delle persone loro vicine e talvolta, a cascata, di migliaia di dipendenti. Tutto questo deve avere un significato riconoscibile, non relativistico! Sono combattuto, mi sembra chiaro che non esista modo -se non quello religioso e dogmatico- di definire il bene e pure mi sembra chiaro che quel bene esiste e voglio sentirmi tra quelli che lavorano per esso. Queste parole mi riportano a molti anni fa, quando, con un senso di bruciore interno, realizzai in un istante di essere io stesso portatore di quel male che tanto disprezzavo fuori di me, per fortuna dopo il fuoco arrivò il conforto della comprensione e iniziai a vedere il bene e il male come due facce della stessa moneta, per questo inseparabili, se non distruggendo la moneta e con essa il suo valore. Anni prima avevo studiato il Taoismo e il suo famoso simbolo sapevo che rappresenta proprio questo concetto, ma non avevo mai pensato ad applicarlo su me stesso. Tanto impegno e fatica nel sentirmi un rappresentante del bene da non poter immaginare di avere anche il male dentro di me … eppure ora mi sembra ovvio: il negativo e il positivo, l’energia che crea e quella che distrugge, la vita e la morte, non potrebbero esistere se non insieme.
Il principio del Tao e le zebre
Applicando il principio del Tao al bene comune, possiamo dire che non esiste bene comune senza male comune, non si può produrre l’uno senza generare l’altro. Mi rendo conto che non si tratta di un concetto proprio intuitivo, ma proviamo a esplorarlo. Guardiamo al mondo animale, un branco di zebre: vivono insieme nella savana africana, alcuni cuccioli al seguito delle madri, i maschi che avanzano lentamente sulle loro zampe robuste, ed ecco che arriva il leone… il branco scappa, il leone lo insegue, una zebra più lenta resta indietro e il leone l’artiglia mettendola a terra, il resto del branco si allontana di qualche decina di metri e il leone sbrana la zebra. Se osserviamo tutto questo con un occhio sistemico, vediamo semplicemente il -sistema savana- che si mantiene in equilibrio grazie al contributo, forse inconsapevole, di tutti gli animali. Nel mondo degli uomini il principio è lo stesso, ma noi siamo complessi, pensiamo, ci affezioniamo alla nostra vita e alle persone, siamo più o meno consapevoli del nesso causa effetto delle nostre azioni e diventa tutto più difficile da comprendere e giudicare.
Tratto dall’articolo dell’autore già pubblicato sul magazine Coach Mag di Maggio 2014
Scrivi un commento
Devi accedere, per commentare.